Ci siamo divertiti! Il Carnevale di Ivrea è di certo uno dei più particolari a cui abbiamo assistito.
Questa festa carnevalesca, la più antica in Italia, nasce nel Medioevo, intorno al XVI secolo, ma le origini un po’ incerte si fondono con la leggenda; da allora il carnevale si svolge pressoché ininterrottamente, anche se con variazioni in base alle esigenze delle diverse epoche storiche.
Ivrea, Piemonte – dall’Epifania al mercoledì delle ceneri
La tradizione prevede però due elementi fondamentali, che ne compongono la trama, come in un racconto: la sfilata del corteo storico e la battaglia delle arance.
Una leggenda risale al Medioevo, quando per lungo tempo violenze e soprusi esasperarono il popolo: tra queste l’usanza di “jus primae noctis”, esercitata dal tiranno sulle spose la prima notte di nozze, finchè Violetta, la bella figlia di un mugnaio, riuscì a ribellarsi alle pretese del signore, mozzandogli la testa con un pugnale e mostrandola al popolo. Seguì una grande rivolta popolare, che portò alla distruzione del Castello, oggi rappresentata dalla Battaglia delle Arance: un grande gioco delle parti tra gli aranceri a piedi, simbolo del popolo ribelle, e quelli sui carri, le guardie del tiranno.
Nel 1808 il governo napoleonico, sotto il quale si trovava Ivrea, impose di riunificare i Carnevali rionali in un’unica festa, che fino ad allora invece venivano festeggiati separatamente con un’accesa rivalità tra i rioni che spesso sfociava in violenti scontri. Da qui l’ingresso della divisa dell’esercito napoleonico, così come della figura del Generale e degli Ufficiali di Stato Maggiore.
Per entrare nel centro storico si paga un biglietto.
I vari rioni della città si danno battaglia nelle piazze, mentre per le vie del centro sfilano i cortei e i carri, che regalano caramelle e dolciumi ai presenti, per la felicità dei bambini.
Le bande musicali dei Pifferi e Tamburi procedono per le vie del centro contribuendo all’atmosfera allegra e festosa, mentre il rieccheggiare della gran cassa fa sobbalzare ad ogni colpo! Le coinvolgenti marce segnano che la festa inizia ufficialmente.
Durante la sfilata del corteo, il passaggio della Mugnaia, eroina della festa e simbolo di libertà, genera grande partecipazione. Davanti al carro della Mugnaia sfilano gli Alfieri con le antiche bandiere dei rioni; poi viene il corteo a cavallo guidato dal Generale; dietro a lui sfilano gli ufficiali dello Stato Maggiore e le Vivandiere, con le divise blu e rosse dell’esercito napoleonico. I giovanissimi Abbà, con vestiti di foggia medievale, hanno in mano una piccola sciabola sulla quale è infilzata un’arancia, simbolo delle testa mozzata del tiranno, oppressore del popolo.
La banda municipale esegue “La Canzone del Carnevale”, l’inno ufficiale della festa che preannuncia l’inizio delle battaglie.
La battaglia delle arance avviene negli ultimi tre giorni, ovvero la domenica, il lunedì grasso e il martedì grasso del carnevale, sempre di pomeriggio, e rappresenta il momento più spettacolare delle manifestazioni, motivo di richiamo turistico per migliaia di visitatori ogni anno, nonostante il rischio di essere colpiti J
Alla fine una commissione speciale assegna un premio alle bande che, “per ardore, tecnica e lealtà, si sono maggiormente distinte“.
Le squadre a piedi di aranceri, privi di protezioni, a rappresentanza del popolo, assaltano e si scontrano a colpi decisi e violenti con gli aranceri dei carri da getto (trainati da cavalli), che rappresentano le guardie del tiranno, con costumi imbottiti, colorati e tintinnanti ed adeguati ed inquietanti copricapo in cuoio che riparano la testa e il viso, ma dalle cui grate in ferro davanti agli occhi, per permettergli di vedere, passa il succo e la polpa delle arance, così alla fine delle battaglie si incrociano i “guerrieri” con i volti rigati e gli abiti grondanti del succo rosso rappreso che ricorda il sangue!
Gli edifici sono riparati da alte reti metalliche, come anche i passaggi per i visitatori e i corridoi intorno ai perimetri delle piazze, da dove poter assistere in sicurezza.
Un consiglio: meglio indossare i berretti rossi se non si vuole divenire il bersaglio di tiratori scelti di arance anche al di fuori dalle battaglie e dalle piazze, come accaduto a uno di noi! Si può acquistare in loco il rosso berretto frigio a forma di calza con spilletta del carnevale (da 5€ in su), ma va bene anche portarsene uno qualsiasi da casa, purchè rosso acceso. Anche le scarpe sono consigliabili comode, lavabili e con suole che abbiamo buona presa (i locali indossavano pedule o stivali di gomma) in quanto a seguito delle battaglie vi capiterà di camminare su una poltiglia scivolosa e molliccia di polpa e bucce di arance spappolate!
Sono presenti vari punti di ristoro: al coperto sotto i tendoni, con a disposizione lunghe tavolacce e panche, dove vengono serviti piatti caldi e bibite, o ci si può rifornire ai tanti chiostri per tutti i gusti, dai panini alla salsiccia accompagnati da vin brulè, alle frittelle, da consumare in strada.
Infopoint sulle varie attività dislocate in diversi punti della città, shop e aree dedicate ai bambini.
Al confine dell’area recintata sono infine presenti diverse bancarelle alimentari, di abbigliameto e oggettistica varia.
Una bella festa!
La manifestazione è riconosciuta di rilevanza internazionale dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
http://www.storicocarnevaleivrea.it/